UNESCO
Crespi d’Adda UNESCO dal 1995
Il riconoscimento del villaggio operario come sito del Patrimonio dell’Umanità UNESCO si deve alla audace iniziativa di alcuni giovani universitari capriatesi che furono in grado, con un supporto minimo, più inerziale che proattivo, da parte delle istituzioni locali, di promuovere e far comprendere al mondo il valore di questo piccolo luogo italiano.
Nel 1993, infatti, Enzo Galbiati, Andrea Biffi, Emilio Cornelli, Roberto Pedroncelli e Giorgio Ravasio ed il Centro Sociale Fratelli Marx, da loro fondato, elaborò il “progetto di rivalutazione culturale per Crespi d’Adda”, all’interno del quale era previsto, oltre ad una serie di azioni di promozione e sviluppo culturale e turistico, l’ambizioso progetto di presentare la necessaria documentazione per l’inserimento del sito nella World Heritage List.
Era ancora possibile, a quel tempo, che le candidature provenissero da iniziative dirette del territorio senza lungaggini burocratiche e costose ma incompetenti commissioni di valutazione.
Pertanto, l’anno successivo, era il 1994, il Comune di Capriate San Gervasio accolse e fece sua la proposta andando a presentare, nel mese di luglio, la candidatura ai competenti uffici dell’Unesco di Parigi.
Nell’ottobre dello stesso anno, nella cornice neogotica della Villa Crespi venne organizzato il convegno internazionale “Crespi d’Adda: realtà e prospettive”, durante il quale i promotori della proposta tratteggiarono le linee guida per l’esecuzione dell’ambizioso progetto.
Nel gennaio del 1995, l’International Council for Monuments and Sites UNESCO inviò un suo esperto per valutare le caratteristiche del sito: il professore Louis Bergeron. Quest’ultimo, dopo esserne rimasto completamente affascinato, comunicò il suo parere favorevole, considerando Crespi d’Adda “di un valore assoluto nell’ambito dei siti di archeologia industriale”.
Il Comitato per il Patrimonio Mondiale UNESCO, nella riunione che si svolse a Berlino tra il 4 ed il 9 dicembre 1995, accolse, insieme a Napoli, Siena e Ferrara, il villaggio operaio di Crespi d’Adda nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, undicesimo sito in Italia, terzo in Lombardia, quinto al mondo per l’archeologia industriale dichiarandolo “un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell’America del Nord tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”, premiando la sua integrità architettonica in grado di illustrare un periodo significativo della storia umana e la sua esemplarità eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura divenuto vulnerabile per l’impatto di cambiamenti sociali ed economici irreversibili.
Fu un successo veramente inaspettato ma che consentì di far conoscere al mondo un gioiello ambientale e architettonico ancora poco noto al pubblico.