Essere bimbi a Crespi d’Adda un secolo fa
Stupisce vedere come, già nelle foto più ingiallito, i bimbi di Crespi calzino più spesso le scarpe che gli zoccoli indossati dai contadini in tutto il dintorno: aperti col caldo e d’inverno coperti da una rudimentale tomaia, ottenuta talora riciclando vecchi cappelli di feltro.
Le mogli di casa Crespi hanno speciali assiduità per la prole operaia: distribuiscono premi e regali ai bimbi in età scolare per l’occasione di saggi o inaugurazioni dell’anno scolastico.
Non è nemmeno infrequente che i figli degli operai godano un poco i festeggiamenti per il compleanno dei bambini nati in casa Crespi; o frequentino la colonia elioterapica promossa nell’estate 1925. Specie Teresa Ghiglieri Crespi, prima moglie di Silvio, è solita consegnare doni per l’occorrenza del suo onomastico: il 15 ottobre, giorno di Santa Teresa d’Avila, celebrato anche al convento carmelitano di Concesa oltre l’Adda.
Essere bimbi a Crespi d’Adda un secolo fa non è difficile come negli altri paesi limitrofi: i ragazzi scampano al lavoro in fabbrica finché non hanno conseguito, dal ciclo scolastico 1910- 1915, il certificato di formazione quadriennale che prima durava solo tre anni.
Malgrado le tutele all’infanzia, molte delle tombe conservate all’ingresso del cimitero crespese recano però il nome di bimbi. Muoiono specie durante le due epidemie di gastroenterite che, tra gli anni Venti e Trenta, svuotano le culle di Crespi d’Adda.
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Autore: Cristian Bonomi
Foto: Scatto di gruppo degli iscritti alla colonia elioterapica gratuita istituita a Crespi d’Adda nel 1925, Archivio Storico Crespi d’Adda Legler