Crinoline e rendigote: l’abbigliamento della borghesia dell’Ottocento
La moda femminile: evoluzione dell’abbigliamento della borghesia femminile
Dopo le mastodontiche crinoline tipiche del Settecento, la misura delle gonne comincia a diminuire.
A partire dal 1867 circa si passa alla demi-crinolina, composta da meno cerchi e con una circonferenza non superiore ai 4,5 mt. I volumi diminuiscono ed iniziano ed essere trasferiti sul lato posteriore dell’abito.
Dal 1870 il davanti dell’abito cade dritto concentrando gran parte del suo volume sul retro: panneggi, arricciature e spesso un piccolo strascico diventano la moda non soltanto tra la borghesia ma anche tra il ceto più basso.
Per arricchire ulteriormente la gonna, si introduce un tablier arricciato mentre bottoni, frange, nappe e nastri impreziosiscono il corsetto.
Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalla misura più ridotta delle gonne, che molto spesso richiedono più stoffa delle crinoline passate.
La biancheria intima, sempre composta da più strati sovrapposti, rimane invariata: una camicia lunga fino a metà coscia con un ampio scollo e maniche corte, un paio di mutandoni lunghi, un busto steccato, stringato dietro e chiuso sul davanti da ganci di metallo, un copribusto e varie sottogonne che mantengono il punto vita ancora alto.
L’acconciatura più in voga è sicuramente più ricercata, spesso sormontata da preziosi cappelli di ridottissime dimensioni.
Nella seconda metà dell’Ottocento la borghesia si afferma in Europa.
L’abbigliamento delle signore della borghesia rispecchia la propria condizione sociale: ci si cambia d’abito almeno quattro volte al giorno ed esistono capi specifici per ogni occasione, dal thè con le amiche al gran ballo di società, dalla passeggiata mattutina alle cure termali in villeggiatura.
Esistono persino abiti adatti alla permanenza delle signore presso la propria dimora, ovviamente di foggia più semplice rispetto a quelli destinati alla vita mondana: i tea gown, ossia gli abiti per il thè e i ricevimenti più intimi, possono essere persino portati senza busto e il matinee, un giaccino corto dalla linea decisamente morbida, viene regolarmente indossato su qualsiasi abito da casa.
Alla fine del 1870 la linea dell’abito diventa ancora meno voluminosa, esaltando la figura sottile e slanciata della donna. Le tournure vengono abbandonate e la gonna è più aderente al corpo, il busto si allunga ed il punto vita si abbassa.
Nonostante il volume ridotto delle gonne, queste sono decisamente più scomode: l’ampiezza ridotta impedisce spesso il passo alla donna.
L’acconciatura diventa meno elaborata, riducendosi spesso ad un raccolto o ad uno chignon.
La moda maschile: storia dell’abbigliamento della borghesia maschile
Se la moda femminile durante la Belle époque subisce cambiamenti radicali, quella maschile rimane sostanzialmente invariata: variazioni minime si registrano nei tagli dell’abito.
Nasce l’abitudine delle case di moda italiane di lanciare una linea di abbigliamento maschile per ogni stagione, riprendendo i canoni dettati da Londra.
Edoardo VII, principe di Galles e re d’inghilterra era il modello eleganza preso come riferimento della moda maschile d’inizio secolo: il suo incedere elegante e disinvolto, con la giacca aperta, l’ultimo bottone del gilet slacciato ed i pantaloni con risvolto.
L’abbigliamento maschile assume un tono molto formale nonostante la nascita del completo a tre pezzi: giacca, gilet, pantaloni.
La giacca, o redingote rappresentava il capo più elegante e impegnativo, con modelli differenti in base all’occasione d’uso: per il giorno si usava una giacca più corta, che giungeva appena sotto le anche, dal taglio meno rigido che in passato, con piccoli revers e fiore all’occhiello.
I pantaloni si restrinsero verso il basso e potevano essere con o senza risvolto.
Il gilet, decisamente un must per l’epoca, presentava un’abbottonatura alta.
La camicia era solitamente bianca, con il collo e i polsini intercambiabili. Il colletto delle camicie era alto e piccolo, con le punte dritte o arrotondate. I gemelli ai polsini delle camicie, più che la cravatta o il papillon, contraddistinsero la Belle époque.
Lo smoking, introdotto per la prima volta da Lord Sutherland dopo il 1875, era usato per la sera, è composto da una giacca con i tipici revers di seta. In Italia, in Francia e in Germania, si usa il termine inglese “smoking” (abito da fumo), mentre in Inghilterra lo stesso tipo di abito è detto dinner-jacket (giacca da pranzo). Il colore della giacca varia in base alla temperatura ed al luogo: dal nero al grigio scuro, nei Paesi più caldi persino bianca.
Ghette chiare e stivaletti erano in voga tra la borghesia.
Tra gli accessori più usati si trovavano il cappello, i guanti, il bastone da passeggio e la cravatta, unica nota di colore nell’abito, spesso fermata da una spilla abbinata al primo bottone della camicia ed ai gemelli ai polsini.
Dal 1904 vennero introdotti i paletots, soprabiti invernali con chiusura a doppio petto e lunghezza fino al ginocchio.
Per il tardo pomeriggio si riprese l’havelock, un lungo mantello senza maniche e a collo largo indossato per la prima volta da Sir Henry Havelock.
Per le camicie il colore bianco rimase invariato. Per la sera il plastron pieghettato e inamidato era d’obbligo.
Foto: Archivio Storico Crespi d’Adda Legler