Il nuovo galateo della borghesia
La letteratura sulla buona educazione suggeriva alla borghesia di fine Ottocento come emergere per mezzo dell’ambizione, della forza di volontà e dell’assimilazione di buone maniere, ossia il galateo.
Il galateo della borghesia, misura e obiettivo di ogni comportamento, si traducevano nel manifestare e mantenere un contegno, vale a dire nel dominare il proprio corpo, i propri affetti e le proprie emozioni.
Ciò valeva in particolare per le donne, il cui comportamento e autocontrollo erano soggetti a norme più severe rispetto a quelle destinate agli uomini, che dedicavano particolare attenzione alle forme esteriori, alla conversazione e all’etichetta.
Nel contesto borghese, portamento e buone maniere nelle relazioni con individui appartenenti al medesimo ceto o a classi superiori simboleggiavano padronanza di sé, stabilità, affidabilità e rettitudine, ossia onestà e rispettabilità.
Contegno borghese e portamento corretto venivano utilizzati ai fini dell’autorappresentazione e per definire precisi confini rispetto alle classi inferiori.
Il galateo della borghesia e le regole della buona educazione furono tuttavia anche un importante strumento di disciplinamento sociale. Sebbene i libri di galateo aspirassero ad essere completamente aclassisti, apolitici e astorici, essi continuarono a mantenere il caratteristico indirizzo borghese e rivendicavano validità universale.
All’inizio del Novecento l’etichetta lasciò spesso spazio allo snobismo ed all’ostentazione e, dopo alterne fortune, venne quasi totalmente obliata alla fine del secolo.
Foto: Archivio Storico Crespi d’Adda Legler