Proibizionismo, contrabbando e locali speak easy
I ruggenti anni Venti
Il Proibizionismo, che si sviluppò tra il 1919 ed il 1933 negli Stati Uniti d’America, nacque in seguito al XVIII emendamento e il Volstead Act, con il quale il Governo americano sancì il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool.
Quello che il Governo denominò “The Nobel Experiment” ebbe origine grazie alle pressioni delle Società di Temperanza, ossia gruppi religiosi e politici che predicavano un forte moralismo nei costumi, giudicando immorale non soltanto la vendita di bevande alcoliche ma anche alcuni comportamenti sessuali considerati sconvenienti.
All’inizio del Novecento e dell’era industriale s’insinuò inoltre la percezione che l’uso di alcol portasse a carenze sul lavoro, all’assenteismo, allo spendere i soldi in bevande alcoliche piuttosto che in beni generati dal sistema produttivo. I nomi più in vista, tra cui John D. Rockefeller, Henry Ford ed Henry Joy, si schierarono a favore delle Società di Temperanza, finanziandole e appoggiando la politica dell’Anti-Saloon League.
Grazie agli enormi fondi di cui disponevano, nonché all’appoggio politico di tali personalità, l’Anti-Saloon League fu presto in grado di esercitare forti pressioni anche a livello nazionale: il 1 gennaio 1919 entrarono in vigore il Volstead Act ed il XVIII emendamento degli Stati Uniti, che mettevano al bando la fabbricazione, la vendita ed il consumo di alcol sul territorio nazionale.
Gli effetti furono inimmaginabili: la sera del 15 gennaio in tutti gli Stati Uniti decine di migliaia di persone si riversarono nei negozi per fare rifornimento delle ultime bottiglie legalmente in vendita e dal giorno successivo il prezzo dell’alcol schizzò alle stelle, facendo nascere il conseguente mercato nero.
Già a mezzanotte e tre quarti del 15 gennaio 1919 a Chicago una banda armata assaltò un treno e rapinò un carico di whiskey dal valore di 100.000 dollari, dando così ufficialmente inizio al contrabbando ed al mercato nero sugli alcolici.
Dopo l’entrata in vigore del Proibizionismo milioni di cittadini americani non rinunciarono alla loro “sete” ed erano disposti a pagare l’elevato prezzo imposto dal mercato nero, ormai fuori dal controllo delle normali regole del mercato globale che ne normalizzavano i prezzi di vendita.
L’alcol veniva importato clandestinamente dai Paesi in cui era ancora legale, in particolare dal Canada o dal Messico, oppure prodotto in laboratori clandestini.
Inizialmente le bottiglie venivano vendute di nascosto in negozi di generi comuni, che ne smerciavano una modesta quantità a fronte dell’elevato margine di guadagno comparato al rischio, ma successivamente fiorirono in tutti gli Stati Uniti i cosiddetti “Speak-easy”, club nascosti nei retrobottega di fiorai, barbieri o drogherie a cui si accedeva esclusivamente tramite parola d’ordine ed in cui si poteva bere alcol in tranquillità.
Se prima del Proibizionismo a New York esistevano 15.000 bar legittimi, nel 1920 si calcola fossero in funzione ben 32.00 locali speak-easy.
Con il Proibizionismo, i ruggenti anni Venti videro la nascita anche del fenomeno del gangsterismo. Tutti si ricordano Al Capone: la sua fortuna, così come quella di altri criminali, venne raggiunta grazie ai profitti derivanti dal traffico illegale di alcol. Il Proibizionismo vietava la vendita di alcol, il cui prezzo di vendita schizzò alle stelle, arricchendo così i gangster d’America, intenzionati a proteggere i loro interessi aprendo lotte armate contro la polizia.
Se negli Stati Uniti d’America il Proibizionismo entrò in vigore causando danni irreparabili, in Europa le Società di Temperanza non furono in grado di trovare finanziatori per la loro campagna.
In Italia era vietata la vendita di alcolici ai minori di 18 anni.
In fazzoletti di terra come Crespi d’Adda, valeva la regola del “sciur Padrun”, l’imprenditore illuminato che vietava la vendita di bevande considerate superalcoliche a tutti, minorenni o adulti che fossero, evitando pericolosi incidenti in fabbrica o liti violente tra i confini della propria company town. Impossibile quindi trovare al bar del villaggio operaio di Crespi d’Adda, oggi Sito UNESCO, bevande che superassero i 12 gradi.
Al giorno d’oggi tutto ciò rimane un vago ricordo: le regole del “sciur Padrun” non esistono più ma la morigeratezza del villaggio rimane. Se i giovani seguono le mode e le tendenze del momento, andando magari alla ricerca del primo locale speak easy a Milano, il celebre 1930 a Milano, gli anziani guardano ancora con sospetto questo comportamento considerato immorale.
Foto: bar del villaggio operaio di Crespi d’Adda (Sito UNESCO dal 1995), Archivio Storico Crespi d’Adda