Quando i vaccini fecero la storia
Breve storia dei vaccini
Se già dall’inizio dell’attività del Cotonificio Crespi, nel villaggio operaio vi era un vero e proprio ospedale dotato delle più moderne attrezzature mediche all’avanguardia, nel resto dell’Italia e dell’Europa non era così.
La gastroenterite endemica e l’influenza spagnola furono le uniche a mietere vittime all’interno della cittadina di Crespi d’Adda. I primi ad essere colpiti furono gli anziani ed i bambini Non a caso, passeggiando per il cimitero di Crespi d’Adda, si leggono le targhe sulle lapidi in ceppo dell’Adda che riportano la nascita e la morte, dopo due o tre mesi di vita, di molti dei bambini crespesi, colpiti dalla gastroeneterite che a ondate falcidiò la popolazione della companytown.
Malattie più importanti, come il vaiolo, la difterite ed il tetano, stavano però mietendo un numero altissimo di vite in tutta Europa e numerosi furono i passi dell’uomo per debellarle.
1796 – Edward Jenner, il vero ‘padre’ dei vaccini
La scoperta della vaccinazione, come strumento per sconfiggere le malattie infettive, si deve a Edward Jenner (1746-1823), che in Inghilterra, alla fine del Settecento, si dedicò alla battaglia contro il vaiolo, malattia che all’epoca stava avendo in Europa un incremento allarmante: 20.000 morti a Parigi, 40.000 decessi in Inghilterra e più di 60.000 casi di contagio a Napoli.
Medico di campagna a Berkeley, nel Gloucestershire, Jenner osservò che i contadini contagiati dal vaiolo bovino (denominato cowpox), una volta superata la malattia, non si ammalavano della sua variante umana letale (smallpox).
Nel maggio 1796 Jenner prelevò dalla pustola di una donna ammalata di cowpox del liquido purulento e lo iniettò nel braccio di un ragazzo di 8 anni di nome James Phipps. Dopo alcuni mesi, al ragazzo fu inoculato del pus vaioloso umano, ma, come previsto da Jenner, il virus non attecchì. James divenne così il primo a diventare immune al vaiolo senza esserne mai stato ammalato.
1799 – Luigi Sacco e la scomparsa del vaiolo in Italia
In Italia Luigi Sacco (1769-1836) diffuse la vaccinazione di Jenner. Medico della Repubblica Cisalpina, nel 1799 vaccinò sé stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette da cowpox. Nel 1806 aveva fatto vaccinare nei soli Dipartimenti del Mincio, dell’Adige, del Basso Po e del Panaro più di 130.000 persone. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia giunsero a un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Visto il risultato positivo, il vaccino si diffuse ben presto anche nel Regno delle due Sicilie, all’epoca non appartenente al Regno d’Italia.
Con l’Unità d’Italia la vaccinazione antivaiolo fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888.
L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra.
1880 – Behring e i sieri contro difterite e tetano
La lotta contro difterite e tetano è tra i grandi progressi ottocenteschi in campo sanitario. I vaccini antidifterico e antitetanico, basati sulla somministrazione della rispettiva antitossina (tossina inattivata), si devono al tedesco Emil Adolf von Behring (1854-1917) e alle scoperte compiute con il collega giapponese Shibasaburo Kitasato (1853-1931), mentre lavoravano insieme all’Istituto di Igiene di Berlino. Nel 1880, Behring rese un animale temporaneamente immune dalla difterite e dal tetano iniettandogli siero sanguigno infettato di un altro animale e dimostrò che questa pratica era non solo preventiva, ma anche curativa, se il siero veniva iniettato ai primi sintomi delle malattie.
Con il suo concetto di antitossina, Behring divenne il padre fondatore dell’immunologia.
Oggi, nonostante l’uso estensivo della vaccinazione, nel mondo la difterite non è ancora debellata completamente ed è endemica nei Paesi di sviluppo. In Italia la vaccinazione antidifericaè obbligatoria dal 1939 e l’ultimo caso si è registrato nel 1996. La vaccinazione antitetanica è invece obbligatoria dal 1968 e si registrano una settantina di casi all’anno, in particolare in persone anziane.
1885 – I traguardi di Pasteur
Importanti traguardi, in Europa, si raggiunsero grazie alle ricerche del francese Louis Pasteur (1822-1895), considerato il padre della microbiologia. Pasteur trovò l’antidoto a diverse infezioni batteriche come l’antrace (1881) e la rabbia (1885).
Se per ottenere resistenza a una determinata infezione era necessario inoculare nell’organismo lo stesso batterio della malattia, l’innovazione dei vaccini di Pasteur era l’uso di batteri indeboliti artificialmente in laboratorio, resi non aggressivi e quindi decisamente meno pericolosi per l’organismo umano al quale venivano iniettati vaccinandolo. Questa scoperta rivoluzionò lo studio delle malattie infettive. L’istituto di ricerca fondato da Pasteur nel 1888 è oggi un polo mondiale della ricerca biologica.
1963 – L’arrivo dell’antipolio
La poliomielite, malattia virale causata dal poliovirus, si diffuse in Europa e negli Stati Uniti nella prima metà del Novecento. Ogni anno morivano o rimanevano paralizzate circa 500.000 persone.
Fu l’americano Jonas Salk (1914-1995) a presentare il suo vaccino antipoliomielite il 12 aprile 1955. Si trattava di un vaccino inattivato (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo. Perché restasse a disposizione di tutti, non lo brevettò mai. Nel 1957 l’americano Albert Sabin (1906-1993) sviluppò un vaccino vivo attenuato (OPV) da somministrare per via orale e fu quest’ultimo ad essere utilizzato, a partire dal 1963, per la campagna di vaccinazione mondiale che avrebbe portato ad eradicare la malattia in Europa.
1971 – L’innovazione di Maurice Hilleman
Si calcola che fino a quando non si è diffusa a livello mondiale la vaccinazione contro il morbillo (1980), esso abbia ucciso circa 2 milioni e mezzo di bambini ogni anno. Il primo vaccino antimorbillo risale al 1963. Vaccini per la parotite e la rosolia furono resi disponibili rispettivamente nel 1967 e nel 1969. A tutti e tre lavorò il microbiologo americano Maurice Hilleman (1919-2005), a cui si deve anche la loro combinazione e quindi la nascita, nel 1971, del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR).
Hilleman e il suo staff svilupparono negli anni anche molti altri importanti vaccini, tra cui quelli contro l’epatite A, l’epatite B, la varicella, la meningite, la polmonite e contro il batterio emofilo dell’influenza.
Foto: ospedale di Crespi d’Adda