Quel nodo borghese alla cravatta
Il fazzoletto da collo o cravatta diventa dalla fine del 1800 un accessorio indispensabile dell’abbigliamento maschile.
Se fino ai primi del 1800 la cravatta era solamente una sottile striscia di lino generalmente bianca che si annodava attorno al colletto della camicia, dalla fine del secolo essa diventa un segno distintivo della classe sociale di appartenenza.
Alla fine del 1700 Beau Brummel era famoso per in suoi nodi ricercati: per ottenere la studiata noncuranza delle pieghe nella sua cravatta, si piegava in dietro sulla sedia, come per farsi radere, e si girava la cravatta intorno al collo. Poi abbassava il mento, molto lentamente, finchè il lino inamidato non raggiungeva la ‘spiegazzatura’ perfetta. Se una piega era troppo profonda o lo era troppo poco, la cravatta veniva scartata. Una volta un ospite in casa Brummel vedendo un valletto uscire dalla stanza guardaroba del suo padrone con in mano un mucchio di candide cravatte, gli chiese cosa stesse portando via e lui rispose: “Queste sono i nostri fallimenti, signore”.
A partire dal 1818 circa presero piede nuovi materiali, nuove fogge e la stravaganza del nodo borghese alla cravatta: ogni nodo aveva un suo momento d’utilizzo, dal lavoro in ufficio del mattino al piccolo banchetto serale in compagnia della cerchia di amici.
Tra i nodi in voga alla fine dell’Ottocento vanno sicuramente ricordati l’Orientale, il Matematico, l’ Osbaldeston, il Napoleonico, l’Americano, il Postale, il Trono d’Amore, l’Irlandese, il Sala da ballo, il Collare da Cavallo, quello da Caccia, il Maharata, il Nodo di Gordio e il Nodo a Botte.
Se la cravatta rimaneva privilegio dell’alta borghesia, l’operaio in fabbrica era solito indossare un fazzoletto annodato intorno al collo: nessun fronzolo e nessuna decorazione ad impreziosire il nodo, per altro sempre del medesimo tipo.
Mentre la cravatta era un accessorio dettato dalla moda, il fazzoletto dell’operaio era dettato dal duro lavoro in fabbrica. Le sue occasioni d’uso erano le più disparate: proteggeva dal freddo pungente durante il tragitto verso la fabbrica al mattino, asciugava il sudore, puliva la bocca al termine della pausa pranzo e riparava la gola dall’umidità notturna al ritorno a casa.
Foto: Archivio Storico Crespi d’Adda Legler