Le acciaierie d’Italia. Terni: il cuore pulsante dell’Archeologia Industriale italiana
Cenni storici
Quando si parla di paesaggio industriale umbro, la mente corre immediatamente alla cosiddetta “conca ternana” e, più specificatamente, all’area di Terni e Narni, ai fiumi Velino e Nera.
Si tratta infatti di un paesaggio caratterizzato dalla forte presenza di insediamenti produttivi risalenti a varie epoche storiche. Le prime attività e successivamente le grandi industrie che caratterizzarono gli anni Settanta, formarono così un paesaggio industriale “stratificato”.
Comun denominatore delle attività produttive della conca è lo sfruttamento dell’energia idromeccanica e successivamente idroelettrica.
Al giorno d’oggi, chiunque voglia approfondire la conoscenza del sito, è invitato a non perdersi i principali elementi che ne costituiscono lo scheletro:
Il lago di Piediluco
Il lago di origini naturali è divenuto nel corso degli anni un serbatoio di compensazione settimanale, le cui acque incrementano la potenza della Centrale di Papigno (in seguito denominata Papigno-Galleto).
All’interno del bacino infatti venivano convogliate le acque del fiume Nera captate dalla Centrale di Preci e degli affluenti Corno e Vigi, tramite canali di collegamento.
Obiettivo dell’uomo era quello di compensare il fabbisogno energetico stagionale, integrando gli impianti dell’Italia centrale con quelli dell’area alpina, creando l’energia necessaria per le attività produttive locali e vendendo le eventuali eccedenze.
La cascata delle Marmore
Nel 1927 il salto delle Marmore (di origine artificiale, esso alimentava gli impianti di Spoleto, Terni, Collestatte e Papigno-Velino) venne concesso in uso esclusivo alla Centrale di Galletto e a quella di Papigno. Tale concessione avvenne dopo che la Società degli Altiforni Fonderie e Acciaierie di Terni (Società Terni) diede inizio ad un processo di razionalizzazione delle risorse, per ottimizzare le potenzialità offerte dal territorio.
L’ex stabilimento elettrochimico di Papigno
L’edificio, edificato nel 1901, è stato utilizzato inizialmente dalla Società Italiana per il Carburo di Calcio Acetilene e altri Gas (costituita nel 1896, essa era proprietaria anche di un altro stabilimento, quello di Collestatte Piano) per poi essere acquisito dalla stessa Società Terni nel 1963.
Il territorio di Papigno è stato profondamente modificato dall’industrializzazione e depositata sui tetti del borgo medioevale è possibile scorgere la polvere derivante dall’inquinamento prodotto dalla fabbrica elettrochimica.
Nonostante sia chiuso da diversi anni, è ancora possibile individuare gli elementi costitutivi dell’impianto, che occupa una superficie di circa 105.450 mq: gli edifici in cemento armato, le condotte forzate, la cava di Monte Sant’Angelo, la teleferica in acciaio sul fiume Nera.
Attualmente l’intero insediamento produttivo sopra descritto è proprietà in parte del Comune di Terni e in parte dell’Enel: con lo scorporo della Società Terni nel 1963, il complesso venne passato all’Eni e chiuso definitivamente nel 1973, dopo le due fasi di ristrutturazione del 1928 e degli anni Sessanta. Recentemente il Comune di Terni ha ristrutturato la palazzina degli uffici e ben tre capannoni, dando vita ad iniziative culturali e sportive.
Alcuni capannoni dell’edificio sono inoltre stati ristrutturati ed ospitano oggi i set cinematografici di Cinecittà (le scene in interno del celebre “La vita è bella” di Roberto Benigni, il lager nazista e gli alloggi dei deportati, sono state interamente girate all’interno degli ambienti di Papigno, adattati in base alle esigenze cinematografiche ma mai deturpati).
La Centrale di Galleto
Ai piedi del Monte Sant’ Angelo è ubicata la Centrale di Galletto, edificata dalla Società Terni per migliorare il livello di
sfruttamento del bacino Nera-Velino. Inaugurata nel 1929 essa divenne immediatamente la più grande d’Europa
(potenza media di 256.500 KW). Attraversando un ponte è possibile accedere all’impianto in cemento armato progettato dall’architetto Bazzani individuandone i tre corpi: il locale turbine, la zona dei trasformatori e l’area da cui partivano le linee elettriche.
Il Canale Nerino
Esso venne realizzato tra il 1873 e il 1878, in prossimità di Pentima lungo il fiume Nera, su iniziativa dello stesso Comune di Terni, il quale voleva favorire la scelta della città come sede di produzioni industriali. Esso infatti diede nuovo impulso ad attività già esistenti come il Lanificio Gruber e permise la nascita di nuove produzioni, lo Iutificio Centurini e la Fabbrica d’Armi.
La Fabbrica d’Armi
In prossimità dell’area urbana di Terni, la Fabbrica d’Armi iniziò la sua attività nel 1881.
Tuttora in funzione (manutenzione dell’armamento dell’Esercito Italiano e della Nato), l’impianto è visitabile su autorizzazione e viene considerato dai maggiori esperti di Archeologia Industriale terzana come l’area industriale meglio conservata.
Al suo interno sono state inoltre allestite alcune sale museali che mostrano la storia della produzione della fabbrica, dal suo inizio al giorno d’oggi, evidenziando gli eventi che hanno influito sul suo sviluppo, come la creazione dei fucili modello ’91 o la creazione della centrale elettrica interna allo stabilimento.
L’ex Lanificio Gruber
I fratelli Fronzoli fondarono il primo nucleo di tessitura nel 1856. Inizialmente la materia trattata era il cotone, per poi passare alla lana. Passato di proprietà in proprietà, esso attualmente appartiene al demanio militare. Ormai in pessime condizioni, si è avanzata l’ipotesi di una ristrutturazione, con l’intento di crearvi un centro di documentazione.
Lo Iutificio Centurini
Fondato da Alessandro Centurini nel 1886, lo Iutificio Centurini, così come il Lanificio Gruber e la Fabbrica d’Armi, sfruttava l’energia prodotta dal Canale Nerino.
Con la crisi del 1929 (e la conseguente chiusura del mercato nordamericano, fonte di importazione della canapa lavorata a Terni), iniziò la crisi dello stabilimento.
Attualmente la struttura dell’impianto è stata ridotta e rimane visibile solo una parte della storica industria, utilizzata come Foresteria dalla Società Acciai Speciali Terni.
Le Acciaierie di Terni
La Saffat (Società degli Altiforni Fonderie ed Acciaierie di Terni) è stata la prima acciaieria d’Italia. Fondata nel 1884, essa sfruttava le acque del fiume Velino.
Nel 1922 la Saffat (chiamata anche Società Terni) si fuse con la Società Italiana per il Carburo di Calcio e Acetilene e altri Gas. Con la costituzione dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica nel 1962, gli impianti elettrici della Società vennero espropriati, costringendola a concentrarsi sulla produzione siderurgica.
Il processo di privatizzazione che coinvolse la Società Terni si concluse con la cessione al gruppo tedesco Krupp (attualmente proprietario), divenendo Società Acciai Speciali Terni – Tyssen Krupp.
Anche se ben poco è rimasto dell’impianto originale lungo viale Brin, gli ambienti sono visitabili su richiesta (ad eccezione della sale progettazione acciai speciali).
Sempre lungo viale Brin, sono visibili ancora oggi le case operaie create dalla Società Terni nel 1884 (oggi ospitano alcuni uffici della Società Acciai Speciali Terni).
Le Officine Bosco di Terni
Nati nel 1890 per iniziativa di un ex-dipendente della Società Terni (Antonio Bosco), i locali ospitavano alcune officine meccaniche e una fonderia di bronzo.
Oggi tali spazi sono divenuti Centro Multimediale e Istituto Professionale e ospitano eventi, manifestazioni, fiere, workshop e convegni (non a caso i locali vennero inaugurati con il Convegno Internazionale TICCIH, 14-15-16 settembre 2006).
L’ex stabilimento Siri
La Siri (Società Italiana Ricerche Industriali) utilizzò dal 1925 i locali dello stabilimento per ricerche e lavorazioni chimiche, raggiungendo ragguardevoli traguardi, come ad esempio la sintesi del metanolo per la produzione di materie plastiche e esplosivi. A sud trovavano posto le case operaie create dalla stessa società per i propri dipendenti.
Lo stabilimento dell’Elettrocarbonium Spa
Alimentato dalle acque del fiume Nera, lo stabilimento elettrochimico della Elettrocarbonium (oggi SGL Carbon, visitabile previa autorizzazione) iniziò la sua attività nel 1917.
Negli anni Cinquanta i capitali di origine tedesca (Siemens) permettono di continuare un’attività che risente della crisi del settore.
Il villaggio Italo Balbo
Il villaggio rappresenta un primo tentativo di espandere la città nella zona a Sud del fiume Nera (1938-1940).
Attualmente composto da 59 palazzine quadrifamiliari, l’insediamento mostra la sua incompiutezza: la guerra e i cambiamenti nella Società Terni durante il periodo post-bellico ne hanno compromesso l’autonomia (infrastrutture e servizi inesistenti).
Il villaggio operaio di Nera Montoro
Ultimato nel 1931, l’insediamento di Nera Montoro rappresenta un’isola nel verde umbro.
Esso venne edificato per accogliere i lavoratori che giungevano delle campagne e trovavano un lavoro fisso nell’area industrializzata di Monitoro (nelle acciaierie in primo luogo).
Attualmente, nonostante gli interventi di ristrutturazione, la pianta e l’urbanistica non hanno subito radicali modificazioni.