Schio: un esempio di “Open Air Museum”
Cenni storici
L’area denominata “Alto Vicentino comprende i territori della Val Leogra, dal Pian di Fugazze (ai piedi del Monte Pasubio) fino alle Piccole Dolomiti, ai Monti Sommano e Novegno e allo sbocco in pianura (dove sorge la città di Schio).
La storia dell’ Alto Vicentino è caratterizzata fin dal Medioevo dall’attività artigianale, ben documentata dalla presenza di segherie, mulini e magli lungo non soltanto la cosiddetta “Roggia Maestra”, ma anche lungo il percorso del torrente Leogra. La possibilità di sfruttare l’energia idraulica ha infatti permesso a tali attività di svilupparsi nel corso del tempo. Con la Rivoluzione Industriale dell’Ottocento, il fiume non venne ulteriormente rafforzato.
Schio rappresenta il cuore dell’intera vallata, ubicata all’interno dell’ampio “Museo all’aperto di Archeologia Industriale dell’Alto Vicentino”, che raggruppa all’interno di uno stupendo contesto naturale magnifici esempi di attività manifatturiere e artigianali, musei dell’industria ed edifici industriali di diverse epoche storiche. Tappe fondamentali della rete sono:
Museo delle Macchine Tessili (Valdagno)
Ospitato presso l’Istituto Tecnico Industriale ”V. E. Marzotto”, il Museo delle Macchine Tessili di Valdagno si inserisce nella rete del Museo Territoriale dell’Industria Vicentina”.
Esso offre un valido percorso didattico, supportato da pannelli fotografici e schede analitiche, nonché dalla possibilità di toccare “con mano” le fibre tessili relative alle varie fasi di lavorazione (cardatura, filatura, tessitura).
Alcuni macchinari vengono azionati e mantenuti in funzione per mostrare ai visitatori il ciclo produttivo. Esso infatti è un museo in grado di far rivivere oggetti appartenenti al passato usufruendo delle moderne tecnologie a disposizione. All’interno della prima sezione (vestibolo museale), l’esposizione di fibre tessili in contenitori aperti al pubblico introduce allo studio e agli approfondimenti riportati in pannelli e schede tecniche riportanti le specifiche delle materie prime.
Nella seconda sezione vi è l’esposizione dei macchinari. Particolare risulta la macchina Jacquard per la produzione di tessuti operati e complessi.
I visitatori seguono un percorso obbligato creato per permettere a tutti un facile accesso alle informazioni, con livelli di analisi differenziati in base al target.
Nelle sezioni limitrofe all’area centrale dell’edificio sono stati allestiti laboratori didattici riservando spazi per mostre temporanee.
Lanificio Francesco Rossi
Ubicato nell’area di Via Pasubio, il Lanificio sorse su iniziativa di Alessandro Rossi nel 1849 sulle fondamenta dell’antico Lanificio Tron.
In stile neoclassico vicentino, attualmente ospita gli ultimi uffici della società Marzotto.
Fabbrica Alta
Il lanificio denominato “Fabbrica Alta” (1861) è un imponente opificio disposto ortogonalmente al Lanificio Rossi.
L’impatto sulla città di Schio fu notevole: la fabbrica, che adottò il modello multipiano tipico dei principali impianti produttivi europei, era dotata di tutte le moderne innovazioni del tempo.
Ogni piano (5 in tutto) ospitava una diversa fase di lavorazione della lana. La forza motrice necessaria per il funzionamento dei macchinari era prodotta da una macchina a vapore importata dall’Inghilterra.
Purtroppo gli spazi dell’edificio sono stati gradualmente abbandonati tra il 1966 e il 1967, quando l’attività produttiva venne trasferita nella moderna zona industriale di Schio.
Lanificio Cazzola
L’edificio venne edificato lungo l’argine della Roggia Maestra nel 1860 su iniziativa di Pietro Cazzola.
Attualmente l’edificio, non aperto al pubblico, mostra una commistione tra antico e moderno, in seguito ai numerosi cambiamenti subiti nel corso del tempo, non da ultimo quello operato dall’impresa edile oggi divenuta proprietaria dell’immobile.
Lanificio Conte
Si tratta di uno dei lanifici più antichi della città di Schio.
Creato dalla famiglia Conte nel 1860, esso si sviluppa su una superficie di circa tre ettari. L’edificio più vecchio, che rappresenta il cuore dell’intero insediamento produttivo, sorge lungo la Roggia Maestra. Unito a tale area, si trova un edificio di quattro piani in ghisa e rivestimento murario, edificato tra il 1866 e il 1884. L’ultima modifica risale al 1929, quando venne realizzato un edificio in cemento per ospitare l’orditura.
Nuovo Quartiere Operaio
Costruito negli ultimi decenni dell’Ottocento (precisamente tra il 1872 e il 1890) da Alessandro Rossi, il nuovo quartiere operaio voleva essere la soluzione dell’annoso problema delle abitazioni per gli operai.
Già in passato si era tentato di mettere a disposizione un maggior numero di appartamenti, grazie all’edificazione del cosiddetto “palazzon” di Via Pasubio, ma esso si dimostrò ben presto insufficiente.
Il progetto iniziale dell’architetto Caregaro Negrin prevedeva la costruzione di un insediamento abitativo costituito da residenze circondate da verde con strade ad andamento curvilineo. A ciò, si preferì invece uno sfruttamento più razionale del territorio, con la creazione di un sistema viario rettilineo a disposizione ortogonale.
Anche se non si può parlare di villaggio industriale (l’intenzione iniziale era la semplice creazione di aree residenziali senza alcuni riferimento alla progettazione di aree commerciali o per i servizi ai cittadini), il Nuovo Quartiere Operaio di Schio risulta estremamente particolare.
Le abitazioni sono differenziate in quattro categorie corrispondenti alle classi sociali esistenti nella realtà produttiva di
Schio: case di prima e seconda classe per i tecnici e i dirigenti (unifamiliari allineate lungo il viale principale), case per terza e quarta classe per gli operai (disposte nella zona più interna). Attualmente abitati da nuovi inquilini, dal 1990 tali edifici sono soggette ad un rigido piano regolatore che ne vincola il restauro. Con il passare degli anni, su richiesta degli stessi cittadini, l’imprenditore decise che era giunto il tempo ormai di inserire nel quartiere una serie di servizi indispensabili per i cittadina, tra i quali ricordiamo:
- Asilo Rossi (1872): inizialmente di un solo piano, venne ampliato per accogliere il sempre crescente numero di bambini residenti in Schio, figli di coloro che lavoravano all’interno del Lanificio Rossi. Oggi esso è divenuto la sede di numerose associazioni culturali della città.
- Scuole Elementari Alessandro Rossi (1876): in forme eclettiche per l’epoca, il progetto venne realizzato dagli architetti Pergameni e Saccardo, su richiesta dell’imprenditore. Oggi l’edificio ospita gli istituti scolastici di Schio (Scuola Elementare e Liceo Artistico Marconi)
- Giardino Jacquard (1860): con la fase di rinnovamento promossa da Alessandro Rossi, l’area ubicata di fronte al Lanificio Rossi venne trasformata in un magnifico giardino tardoromantico. Prima della riqualificazione, nell’area trovavano posto strutture funzionali allo stesso opificio, come ad esempio asciugatoi e stenditoi della lana. In essa era anche situata l’antica Tessitura Jacquard (originario Lanificio Tron). Il giardino Jacquard risulta affascinante e misterioso allo stesso tempo, con i suoi giardini pensili, il belvedere, il ninfeo, la serra, le grotte
- Dopolavoro (1860): in passato essa era la sede della scuola serale, della banda musicale, della biblioteca circolante
Segheria Cavedon
Realizzata agli inizia del Novecento, la Segheria Cavedon era disposta su Via Molette. Nella parte esterna è ben visibile anche al giorno d’oggi il sistema del mulino con ruota idraulica che sfrutta il salto dell’acqua che si riversa nella Roggia Maestra (circa due metri di dislivello).
Attualmente si possono ancora notare gli sfioratoi, la vasca di scarico, la griglia di pulizia e le paratoie del complesso sistema di chiuse presente allora.
La ruota, risalente al 1950, azionava la macchina segatrice tramite appositi ingranaggi su binario fisso.
Monumento al Tessitore
Posizionata ai piedi del Duomo,16 la statua del Tessitore venne commissionata dallo stesso Alessandro Rossi, con la speranza che essa potesse divenire contemporaneamente monito e modello per i lavoratori, la figura dell’operaio ideale secondo l’imprenditore.
Il lavoratore rappresentato tiene in mano una navetta e ai piedi ha delle pezze di panno, ossia il prodotto del suo lavoro.