La riqualificazione dei docks di Liverpool: soluzione ottimale?
Gli Albert Docks, aperti nel 1846 dal Principe Alberto (a cui i deve il nome), erano una sorta di grande deposito diviso in comparti per contenere e conservare le merci che giungevano dal lontano Oriente, in particolare spezie, tabacco e seta. L’immenso complesso portuale, in cui i docks sono inseriti, si sviluppa su una superficie di circa sette acri e nel corso dei secoli ha subito numerosi cambiamenti strutturali legati all’ammodernamento degli spazi nonché alla loro modifica per renderli adatti alle esigenze del tempo, finché non vennero chiusi definitivamente nel 1972.
Negli anni Settanta l’area portuale di Liverpool visse una fase di profondo declino e abbandono: i docks divennero il ritrovo di sbandati, malviventi, senzatetto e tossicodipendenti.
Il degrado si diffuse rapidamente anche alle aree circoscritte, finché non venne creata la Merseyside Development Corporation (ente senza fini di lucro) avente lo scopo di studiare e realizzare un piano di riqualificazione dell’intera area portuale, non soltanto quella dei magazzini, attraverso il reperimento di finanziamenti ed investimenti di natura pubblica e privata.
All’interno del progetto elaborato dalla Merseyside Development Corporation per i docks di Liverpool compariva la realizzazione del Merseyside Maritime Museum e della Tate Liverpool Gallery.
Mentre il primo doveva fornire un’idea di quello che era stata la storia e la grandiosità di una città portuale come quella di Liverpool, la seconda mirava a divenire il cuore pulsante di una città che purtroppo fino a quel momento non era riuscita a dar vita a eventi e manifestazioni culturali di un certo peso (escludendo i festival in omaggio alla celebre band inglese dei Beatles).
Nel 1992 il progetto finale trovò completa realizzazione, grazie alla consulenza della Michael Willford and Partners e nuovi spazi vennero regalati alla popolazione della città: laboratori artistici, teatri per esibizioni teatrali, auditorium per convention, aree museali, uffici, pub, ristoranti e appartamenti.
Tra il 1997 e il 1998 l’accesso al pubblico venne limitato ad alcune aree per permettere il perfezionamento degli spazi già esistenti.
Solo il progetto di riqualificazione delle aree ora occupate dalla tate Liverpool Gallery è costato circa 5.3 milioni di sterline ed è stato finanziato grazie a fondi provenienti dalla Heritage Lottery Found (circa 3.8 milioni di sterline) e finanziamenti europei (circa 1.5 milioni di sterline).
Al giorno d’oggi, la Tate Liverpool Gallery è divenuta un punto di attrazione per turisti interessati alle mostre di arte moderna e contemporanea allestite a rotazione negli spazi che una volta ospitavano le merci giunte in porto e per uomini d’affari che negli auditorium e nelle sale congressuali dell’area dei docks prendono parte a incontri di lavoro, meeting, workshop.
Ciò dimostra come la Merseyside Development Corporation abbia saputo realizzare un progetto che puntasse non soltanto a valorizzare l’aurea del passato ma che potesse divenire un valido strumento di riqualificazione di spazi spesso fatiscenti, inutilizzati e in rovina in un luogo capace di attrarre flussi consistenti non solo di natura turistica ma anche commerciale. Ciò attirava l’attenzione di futuri investitori intenzionati a usufruire dei propri capitali per dar vita ad attività che si potessero autofinanziare in un futuro non troppo lontano, collaborando al più ampio piano di riqualificazione dell’immensa area portuale e quindi dando vita ad un circolo virtuoso in cui gli investimenti generano benefici non solo per gli stessi investitori per l’intera popolazione della città di Liverpool.