Dal Benadir, il cotone delle calunnie
«Una mattina, andando a scuola (ero ancora all’elementare), incontrai il Nonno – scrive Benigno Crespi Junior, nipote di Cristoforo Benigno Crespi, nel suo diario “Una Vita” edito a cura di Luigi Cortesi (Missaglia 2016, Bellavite Editore) – Mi disse, e le sue parole mi colpirono, “Tu vai sul banco della scuola; io invece vado sul banco degli accusati in Tribunale!” Lo disse sorridendo ma con malinconia. Seppi più tardi che, per ragioni di concorrenza e per la malafede di personaggi influenti e politicanti, avevano accusato lui e qualcun altro (che io conoscevo) di essere un negriero. Con altri aveva, con la sua solita intuizione, fondato la “Società del Benadir” per sviluppare le piantagioni di cotone nella Somalia (italiana).
La causa giudiziaria ebbe esito felice per lui e i calunniatori ci rimisero le spese del processo. Ma rammento che quella frase del Nonno allora mi spaventò; si impresse nel mio pensiero e nel mio cuore».
Fondatore dell’omonimo villaggio operaio, Cristoforo Benigno Crespi è in effetti socio pioniere della Società Anonima Commerciale Italiana per il Bènadir, costituita il 25 giugno 1896 con poteri di governo sulla Somalia meridionale. La cordata di capitalisti lombardi ha l’ambizione di promuovere la coltivazione cotoniera nella colonia, salvo incorrere in accuse di speculazione e persino di schiavismo. Lo scandalo travolge la Società.
Negli stessi mesi del processo, dibattuto tra il 1903 e il 1904, Cristoforo Crespi acquista la cinquecentesca «Calunnia» di Lorenzo Leombruno, nella cui arte l’imprenditore ritrova forse spunto per riflettere sulle malevoli accuse sofferte.
Autore: Cristian Bonomi