Pala d’altare nella chiesa di Crespi d’Adda: “Mater Divinae Providentiae” di Ercole Ruspoli
Questa pala d’altare, collocata nella chiesa di Crespi d’Adda, è opera del pittore romano Ercole Ruspi.
Il titolo del dipinto “Mater Divinae Providentiae” è desunto dalla targa epigrafica tenuta in mano dall’angioletto ritto al centro della composizione, davanti alla Madonna.
La firma e la datazione “1850” sono dichiarate in carattere maiuscolo sul bordo del predellino ove appoggiano i piedini dell’angioletto che sorregge l’insegna.
Tale titolo, peraltro, esprimerebbe un riferimento solamente alla Vergine Maria; più calzante per la pala, nel suo insieme, il titolo potrebbe suonare: ”La Madre della divina Provvidenza con i Santi Giuseppe, Anna, Pietro e Luigi”.
Maria vergine-madre, assisa, contempla con estasiato amore l’adorabile creatura che tiene amorevolmente tra le braccia. Attorno a Lei, i Santi protettori: San Giuseppe e Sant’Anna, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, entrambi in posizione eretta, San Pietro e San Luigi Gonzaga, genuflessi, in basso ai due lati. Si tratta di quattro patroni: Anna, la madre della Vergine, patrona e modello delle spose e delle madri, Giuseppe, lo sposo di Maria, per chi è marito e padre, Luigi modello e patrono dei giovani, l’apostolo Pietro, il capo del collegio apostolico, patrono di Roma e della totalità del popolo di Dio, corpo mistico di Cristo affidato, per espressa volontà divina, a Pietro: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore…”
Quanto al dato materico: il dipinto è un olio su tela di cm 225 x 158, montato con cornice d’epoca bella ed equilibrata (stile neoclassico), un massello in noce largo 20 cm, dorata e laccata, con eleganti decorativi intagliati in legno, applicati agli angoli nella gola grande, listello interno prezioso e bordo esterno con ovoli decorati.
Dimensioni complessive del quadro: cm 265 x 198.
L’autore
Ercole Ruspi, fu pittore, restauratore, docente e teorico dell’arte del secolo XIX, operante nell’ambito romano e della Corte pontificia. Di lui si citano i ritratti di ventiquattro Sommi Pontefici nella serie dei Papi effigiati nella Basilica di San Paolo a Roma. Fra i lavori nelle chiese di Roma si citano anche alcuni affreschi nella chiesa dei santi Biagio e Carlo ai Catinari: all’altare maggiore, al disopra delle nicchie, due medaglioni, rappresentanti S. Francesco di Sales e S. Alessandro di Saulis, e, nella seconda cappella a destra (dedicata a san Biagio), gli affreschi con gli Angeli.
E’ altresì autore di studi sull’arte e il restauro, pubblicati a Roma tra il 1858 e il 1868.
Ercole Ruspi era il figlio di un pittore molto noto al suo tempo: Carlo Ruspi.
Si tratta di pittori di straordinaria abilità esecutiva, inclini allo spirito della committenza loro contemporanea, la quale, culturalmente imbevuta del riscoperto classicismo, limitava, se non tarpava, l’inventiva e la sperimentazione, a meno che queste non fossero in funzione della ricerca formale o al conseguimento dell’effetto. Il romanticismo li ha contrastati, il modernismo li considerò sorpassati, il patriottismo risorgimentale li giudicò “fuori tema”; oggi, sia pure da taluni con circospezione, vengono riconsiderati e riproposti all’attenzione.
L’opera
La pala di Crespi è composizione pittorica sacra che si sviluppa attorno alla figura affascinante di una “Madonna” con il suo piccolo Gesù e, attorno, quattro Santi.
Con questa preciso ritratto mariano, nondimeno, ci imbattiamo in una bella sorpresa: questa raffigurazione di “Madonna” era ed è immagine notissima a Roma. Si tratta – appunto – di quella “Madre della Divina Provvidenza” che fu dipinta nel 1564 da Scipione Pulzone, il pittore generalmente conosciuto come Scipione da Gaeta: olio su tela, cm 44,7 x 52,3, non firmata ma la cui paternità è assolutamente certa; si trova a Roma in san Carlo ai Catinari, esattamente nella Cappella dei Padri dell’ordine dei “Chierici Regolari di San Paolo” (Barnabiti).[1]
Nei secoli è divenuta l’immagine per antonomasia della Madonna, per i romani; e non solo per loro… Anche san Luigi Guanella – il santo della carità e della Provvidenza – l’ha prescelta come la “sua” Madonna e perciò, come tale, questo “ritratto” compare in tutte le case delle sue benemerite fondazioni di assistenza e carità.
Il motivo di tanta devozione, che si colloca oltre l’incondizionato apprezzamento pittorico, è ben espresso da un eccellente autore, il barnabita Alessandro Ghignoni: “L’artista, il Gaetano, seppe cogliere e fermare in un’opera d’arte, un momento di estasi materna: una di quelle estasi che ogni donna che ha avuto figli conosce. Seppe non soltanto esprimere quello che intuì come uomo, ma anche quello che sentì come uomo pio, cioè che la donna che ritraeva era più che donna, più che madre: era la Vergine Madre, la Madre di Dio.”
Eloquente anche Federico Zeri (1921-1998), noto e stimato critico contemporaneo, il quale, dal suo punto di vista, la definisce “immagine senza tempo… e “immune dal morso dei secoli”.
Ebbene, attorno a quella Madre della Divina Provvidenza e certamente su dettato di un committente, Ercole Ruspi ha inteso rappresentare un componimento religioso perfetto: leggibilissimo da parte di chiunque, icona iper-realista e, nello stesso tempo, altamente simbolica, che parla al cuore ma che risveglia l’anima, deliziosa allo sguardo e tuttavia ricca di evocazioni; in altre parole e perché tale fu lo scopo della creazione artistica, certamente degna di abitare una chiesa dove la gente buona intende andarvi innanzitutto per motivi di fede e per pregare.
Le vicende del quadro
Questa pala d’altare è pervenuta alla chiesa di Crespi d’Adda nel 1992 e venne collocata nella posizione attuale in occasione del 1° centenario della dedicazione di questa chiesa (1993).
Realizzato a Roma, venne portato in Inghilterra a metà dell’Ottocento. Da Londra ritornò in Italia in un container verso il 1960, portatovi da un antiquario di Bergamo. Qui un privato, invaghito della splendida opera e vivamente toccato dal volto della Vergine, lo acquistò nel 1970. Dalla medesima persona fu donato alla comunità del villaggio operaio di Crespi d’Adda (che ora è sotto tutela dell’Unesco).
Si pongono tuttavia alcuni interrogativi, ai quali finora non si è stati in grado di dare risposte esaustive.
Chi fu il committente e con quale intento lo fece realizzare?
Come e per conto di chi fu fatto trasportato in Inghilterra?
Chi ne era il possessore nel “paese albionico” e in quale sito si trovava?
Sulla scorta delle indicazioni fornite dall’antiquario che lo portò in Italia attorno al 1960, si poté conoscere la casa d’aste e il mercante inglese, i quali asserirono, come assodato, il fatto che la traiettoria da Roma a Oxford fu opera del reverendo John Henry Newman.
Non si poté appurare altro, a motivo del riserbo che da parte degli stessi si volle giustamente mantenere sul luogo e le persone che ne furono gli ultimi detentori in Inghilterra.
E’ comprovato che il beato Pio IX donò un quadro a Newman; non crediamo tuttavia che sia questo quadro, cosa che – volendo – potrebbe magari essere indagata e verificata. Per il resto non è da escludere che in avvenire possa verificarsi qualche fortunata scoperta.
L’importante, per ora, è il fatto che la bella pala d’altare della “Madre della divina Provvidenza” sia ritornata in chiesa e che, qui, sia amata e venerata.
Autore: Luigi Cortesi
Foto: Interno della Chiesa S.S. Nome di Maria in Crespi d’Adda, Archivio Storico Crespi d’Adda Legler