Pietre che cantano, l’urbanistica crespese
L’assetto urbanistico di Crespi d’Adda restituisce molto della visione imprenditoriale in cui opera il fondatore Cristoforo Benigno, che vuole legare la proprio memoria a quella del villaggio. Ordine e ritmo cadenzano le case lungo la via principale, che quasi metaforicamente sfiora la chiesa del Battesimo, le scuole della formazione, i villini del riposo domestico e la lunga corsa dei capannoni, dove le manovalanze chinano le giornate sul telaio. La strada si compie presso il campo santo, dove le piccole morti degli operai si affiancano secondo lo stesso ordine dell’abitato nel villaggio; al cimitero, la verticalità del mausoleo Crespi sembra quella del castello padronale, alto sulle residenze operaie. La fabbrica è presso il fiume, perché l’acqua animi i telai cotonieri; e le case sono presso la fabbrica, per convertire stabilmente qui in maestranze i contadini della zona. Così, a Crespi, la parte produttiva è in immediato colloquio con l’Adda mentre l’abitato avverte solo in lontananza lo scorrere del fiume.
Autore: Cristian Bonomi