Saldini visita Crespi d’Adda
Il prof. Saldini visita Crespi d’Adda, «vero modello d’opificio» (1883)
Cesare Saldini (1848-1922) è ingegnere, consulente, politico e rettore al Politecnico di Milano. Nel 1883 pubblica l’oggi introvabile Notizie sullo sviluppo di talune industrie nell’ultimo ventennio e descrizione di alcuni recenti impianti che vi si riferiscono: tra gli opifici menzionati, quello di Crespi d’Adda viene descritto come pionieristico esempio del decollo industriale in Italia. Saldini ne dettaglia l’avanzamento di cantiere e il primitivo movimento idrodinamico. «Questa filatura sorta nel 1878 dietro l’iniziativa ardita del Signor Cav. Cristoforo Benigno Crespi è destinata a diventare uno dei più importanti stabilimenti del genere. La famiglia Crespi appartiene alla storia dell’industria cotoniera italiana inquantoché tre generazioni di essa se ne sono occupati sempre più attivamente a datare dall’avo del Cav. Crespi che fu dei primi a tessere cotone nella industre borgata di Busto Arsizio e venendo fino ai diversi attuali componenti della famiglia che sono alla testa oggi dei ragguardevoli opificî di Canonica [Crespi d’Adda], Ghemme, Vigevano e Nembro. La filatura che occupa un’area di 7.650 metri quadrati è del tipo a capannoni ed è costruita soltanto per metà.. Dovrà essere raddoppiata, essendo già predisposto per tali ampliamenti tanto il locale delle turbine, che quello delle corde e la facciata. L’impianto completo conterrà 50.000 fusi e costituirà come già costituisce ora nella parte costruita un vero modello d’opificio, beninteso avuto riguardo alle condizioni variabili di materia prima e di prodotti cui pur troppo devono soggiacere le nostre filature. La forza motrice è fornita dall’Adda con un canale derivato a mezzo di una diga sommergibile posta poco sotto alla presa del Naviglio Martesana. Il canale lungo circa metri 1.000, è scavato in parte nel ceppo ed in parte nella ghiaia compatta. Attualmente il canale porta 10 metri cubi circa e può portarne pressoché il doppio quantunque non si possa fare assegnamento che su di una portata media di 15 metri cubi. La caduta media è di metri 3,70 ed oscilla per la maggior parte dell’anno fra 3,55 e 3,80 diminuendo per uno o due giorni all’anno fino a 3 in causa delle improvvise piene del Brembo che mettendo foce nell’Adda al dissotto della filatura fa aumentare il pelo d’acqua di scarico assai rapidamente. Ne deriva che con 15 metri cubi e con 3,70 di caduta sono disponibili per l’opificio Crespi 550 cavalli effettivi ritenuto che le turbine diano un rendimento del 75 per cento. Appunto in base a tale lavoro disponibile venne calcolato l’albero orizzontale che dà il movimento alla filatura e che compie 100 giri raccogliendo si di esso il lavoro di tre turbine di una delle quali per altro non è ancora fatta l’installazione. Un regolatore a forza centrifuga mantiene pressoché costante la velocità dell’albero motore. L’albero orizzontale esce dalla camera delle turbine, corre in una galleria sottopassante il terrapieno su cui sorge la filatura e sbocca nella così detta camera delle corde e là dove sbocca porta due pulegge a gola. Una di queste, fatta per dieci corde, comanda la filatura di sinistra e tutti i battitori e l’altra, per sette corde, comanda quella di destra esclusi i battitori».
Autore: Cristian Bonomi