Taccani, dallo zucchero all’elettricità
Alessandro Taccani (1876-1947) è un giovane laureato in ingegneria industriali all’Istituto Tecnico Superiore di Milano, quando Cristoforo Benigno Crespi lo coinvolge lungo l’Adda nelle sue ambizioni idroelettriche.
Figlio dell’agente Giovanni e della benestante Erminia Poulet, il ragazzo conclude brillantemente gli studi a soli ventidue anni. Si versa allora nell’industria saccarifera, impiegandosi in Boemia e più tardi in Emilia; del ciclo produttivo, pubblica anzi il manuale «Fabbricazione dello zucchero di barbabietola» (Hoepli, 1901). Ma l’imprenditore Crespi intuisce in Taccani abilità organizzative e di regia, ulteriori a quelle tecniche: dal 1903 il giovane dirige così il cantiere per la centrale idroelettrica che, a Trezzo, porterà un giorno il suo nome; e si trasferisce al villaggio operaio con la moglie piacentina Zita Grandi.
Inaugurato tre anni dopo, il presidio trezzese sostiene idroelettricamente gli stabilimenti Crespi, consentendo così di smantellare l’antico impianto idromeccanico che un tempo ne animava in loco i telai.
Lievemente più a valle dell’edificio demolito, una piccola centrale idroelettrica viene inaugurata nel 1909, proprio su progetto di Alessandro Taccani.
Grand’ufficiale e cavaliere del lavoro, l’ingegnere presiede il consorzio per l’alienazione dei materiali elettrici residuati dalla guerra (1920-1924), è commissario per l’Italia all’esposizione di Basilea (1926).
Dopo le mature nozze con Adele Feregalli, presa in seconda moglie nel 1946, Taccani scompare l’8 luglio dell’anno seguente presso la clinica bergamasca Gavazzeni.
Fonti: Cristian Bonomi, Mario Donadoni, Rino Tinelli, Fabbrica di Luce, Missaglia 2015, Bellavite Editore