Scuola
A fianco della chiesa, proprio di fronte all’ingresso dello stabilimento, in cima ad una scalinata che compensa il declivio, sorge l’edificio scolastico.
Costruito nel 1892, fu la sede delle scuole elementari, dell’asilo e della scuola di economia domestica. La sua posizione rappresenta perfettamente, oltre alla funzione educativa rivolta ad una comunità che si andava ampliando, l’idea che fosse l’incubatore delle future maestranze che, frequentando le lezioni con la stessa serietà, con la stessa disciplina e i riconoscimenti che avrebbero poi ricevuto nello stabilimento, venivano tecnicamente formati per lo svolgimento dei compiti che avrebbero assunto nel loro futuro operaio.
La scuola era privata ed i programmi, pressoché uniformi a quelli delle altre scuole, erano affidati ad una direttrice.
Una educazione privata generalizzata non è altro che un sistema per modellare gli uomini tutti uguali; e poiché il modello è quello gradito al potere dominante, quanto più è efficace e ha successo, tanto maggiore è il dispotismo che instaura nella mente, e che per tendenza naturale porta a quella sul corpo.
Ricordava Ida Azzimonti, insegnante a Crespi d’Adda tra il 1946 e il 1979, che “la scuola era una istituzione privilegiata. I bambini godevano di grande attenzione, erano i lavoratori del futuro e dovevano essere molto disciplinati e pronti a recepire lo stile di vita voluto dalla direzione dell’azienda”. Continuava il racconto ricordando anche che “durante il fascismo, venne a farci visita a scuola l’onorevole Giuseppe Bottai, allora Ministro della Pubblica Istruzione. Che emozione per noi bambini! Ricordo che, all’improvviso, la porta della classe si spalancò e comparve Silvio Benigno Crespi affiancato dal Ministro. Fummo invitati a inneggiare una canzonetta fascista chiamata “Giovanottino”, ma la mia compagna di banco stonò. Poverina, venne punita dalla maestra con un sonoro ceffone”.
L’attuale rigore estetico è il frutto degli interventi di manutenzione effettuati durante il periodo fascista. Oggi l’edificio è sede della scuola materna del villaggio ed il vuoto contenitore malfatto di un museo progettato e mai realizzato.
Nella parte posteriore venne realizzato anche un teatro, recuperato alla sua funzione da pochi anni seppur con un intervento decisamente opinabile, frutto, probabilmente, più di incompetenza che malafede.
Approfondimenti disponibili:
- “Il saggio finale dei bambini dell’asilo” – Eco di Bergamo