L’arringa del sindacalista Cocchi
1920
Un mese dopo la morte del fondatore Cristoforo Crespi, pianta il 5 gennaio, l’erede Silvio Crespi affronta il sindacalista Romano Cocchi (1893-1944).
L’imprenditore tiene ancora il lutto al braccio per la scomparsa del padre, quando vieta all’uomo di tenere nel villaggio l’arringa che viene perciò declamata sul sagrato di Sant’Alessandro in Capriate.
Ad applaudire le parole del sindacalista, che pretende più giusto trattamento per gli operai, sono soprattutto quanti lavorano a Crespi d’Adda senza abitarci: pendolari che, a parità di stipendio, non godono i servizi garantiti nella frazione alle maestranze residenti.
Più di questi, quelli lanciano all’indirizzo di Silvio Crespi intervenuto vario materiale, risultante dal restauro della parrocchia capriatese. Silvio rifugia in auto e, quindi, alla villa padronale: un cordolo di operai fedeli e residenti si apre quanto basta per cedergli il passo all’altezza dei palazzotti; salvo azzuffarci con le maestranze pendolari infiammate da Cocchi.
Malgrado l’intenzione di ampliare sull’attuale pineta il quartiere residenziale per i lavoranti, il numero delle abitazioni non crebbe con quello degli operai, provocando il sofferto divario tra Crespesi privilegiati e manodopera forestiera.
Approfondimenti disponibili:
- “Comizio del sindacalista Cocchi” – Eco di Bergamo
- “Sciopero a Crespi d’Adda” – Eco di Bergamo